7.3.15

I QUATTRO DELL'APOCALISSE - IL MANIFESTO



Il manifesto più famoso de I quattro dell'apocalisse non è disegnato. Ritrae Chaco -Tomas Milian- nella celebre scena della tortura. Un'immagine insolita per un manifesto western, che sembra voler avvisare gli spettatori dell'impronta generale utilizzata dal regista nell'arco della pellicola.






Stessa cosa per la locandina.





Io ho preferito l'edizione a due fogli disegnata. Si tratta sempre di una prima edizione e si può reperire facilmente su internet con prezzi che variano tra i 40 e i 70 euro.





I QUATTRO DELL'APOCALISSE



1975. Il western all'italiana aveva già parlato. Il genere stava via via perdendosi e i vari Corbucci, Leone, Caiano, Lupo e Tessari avevano partorito da tempo i loro capolavori. Ai botteghini italiani iniziavano a registrarsi i primi incassi importanti per film che andranno a delineare nuovi generi: il giallo/noir all'italiana e soprattutto l'horror all'italiana.






Lucio Fulci, oltre a fare parte della ristretta schiera dei più importanti registi ad aver contribuito alla giusta causa degli spaghetti western, ha saputo variare il proprio repertorio come nessun'altro prima di lui. Ha saputo interpretare e reinventare tutti i filoni o generi in cui si è cimentato: il noir, appunto, il thriller e l'horror.
Parlare del Fulci regista, sarebbe un' impresa abbastanza lunga e soprattutto rischierei di perdermi nella descrizione della sua regia folle e imprevedibile, essendo il sottoscritto un suo grandissimo estimatore.
Potrei paragonare questo grande personaggio, con un altro regista dei giorni nostri che casualmente assomiglia nelle fattezze a un attore de I quattro dell'apocalisse: Peter Jackson.
Come Jackson, Fulci adora lo shock che si scatena nello spettatore, dettato dal disgusto, dalla meraviglia, dall'erotismo e dalla genialità di certe scene inaspettate. Lo splatter, i colori sgargianti ma sfuocati e una regia volutamente imprecisa sono sicuramente elementi in comune con il primo, grande, Jackson per intenderci quello di Bad Taste, Gli schizzacervelli e Creature del cielo.





Questo i quattro dell'apocalisse è appunto una summa di quello che è stato detto fino a questo momento. Il film fu il primo del genere vietato ai minori di 18 anni e per tale ragione venne tagliato e rimontato in diverse occasioni.
La storia è abbastanza lineare: tre uomini e una donna si incontrano in cella e intraprendono un lungo viaggio insieme in puro stile road movie. L'incontro con Chaco, prima amico e poi nemico, distruggerà irrimediabilmente questa finta linearità per poi terminare con la reunion tra il "buono" Fabio Testi e il cattivo (incredibile la somiglianza con il famoso pirata interpretato da Johnny Depp) Tomas Milian.





Il film è diviso in due filoni e la regia sembra tagliata a metà da un'ascia rude e dalla lama tutt'altro che affilata. La prima parte è scandita dalla mattanza del regista: figure metafisiche fanno da sfondo ad un quadro dipinto nel 1968 durante il festival musicale di Woodstock e le magnifiche musiche di Franco Bixio e il grande Vince Tempera finiscono il lavoro. Gli occhi dello spettatore sono increduli davanti a scene di torture fini a se stesse ed ogni traccia di umanità viene soppiantata dalla violenza, reale protagonista dell'opera.
Non c'è nessun Ringo che si faccia valere con la propria colt, l'unica scena in cui Chaco mostra allo spettatore e agli altri compagni di viaggio la propria abilità con la pistola, è rappresentata da una caccia efferata e macabra alla preda: prima in veste di cacciatore affamato e, poco dopo, pazzo che spara a qualsiasi cosa in movimento spinto da un puro impulso sadico.
Nella seconda metà del film, Fulci prende nuovamente in giro lo spettatore: abbandonata la compagnia e ormai soli con i propri demoni, gli ultimi rimasti trovano rifugio in un villaggio di minatori. Da questo momento la regia sembra tornare alla "normalità" e anche il Milian ripreso alla fine del film non sembra il folle individuo conosciuto poco prima.
I quattro dell'apocalisse è un film cult. Un film creato per stupire e per fare la storia di un genere. Un film crepuscolare per un genere crepuscolare, dove regia, musiche e interpreti si fondono miracolosamente per creare un lucido elogio alla follia.